Carlo Ancelotti

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Carlo Ancelotti
Ancelotti nel 2016
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 179 cm
Peso 81 kg
Calcio
Ruolo Allenatore (ex centrocampista)
Squadra Real Madrid
Termine carriera 25 maggio 1992 - giocatore
Carriera
Giovanili
1973-1975Reggiolo
1975-1976Parma
Squadre di club1
1976-1979Parma55 (13)
1979-1987Roma171 (12)
1987-1992Milan112 (10)
Nazionale
1980Bandiera dell'Italia Italia U-213 (0)
1979-1988Bandiera dell'Italia Italia olimpica11 (1)[1]
1981-1991Bandiera dell'Italia Italia26 (1)
Carriera da allenatore
1992-1995Bandiera dell'Italia ItaliaVice
1995-1996Reggiana
1996-1998Parma
1999-2001Juventus
2001-2009Milan
2009-2011Chelsea
2012-2013Paris Saint-Germain
2013-2015Real Madrid
2016-2017Bayern Monaco
2018-2019Napoli
2019-2021Everton
2021-Real Madrid
Palmarès
 Mondiali di calcio
Bronzo Italia 1990
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
Statistiche aggiornate al 1º luglio 2021

Carlo Ancelotti (Reggiolo, 10 giugno 1959) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo centrocampista, tecnico del Real Madrid.

Da giocatore ha esordito in Serie C nel Parma, per poi passare prima alla Roma, con cui ha vinto un campionato italiano e quattro Coppe Italia, e poi al Milan, con cui ha conquistato due scudetti, una Supercoppa italiana, due Coppe dei Campioni, due Supercoppe UEFA e due Coppe intercontinentali.

Dopo aver ricoperto l'incarico di vice dell'ex commissario tecnico della nazionale italiana Arrigo Sacchi, ha iniziato la carriera di allenatore nel 1995 alla Reggiana, in Serie B. In seguito ha allenato Parma (1996-1998), Juventus (1999-2001) e Milan (2001-2009). Alla guida del club di Torino ha vinto una Coppa Intertoto UEFA nel 1999 mentre, alla guida della squadra rossonera, ha vinto uno scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana, due UEFA Champions League, due Supercoppe UEFA e una Coppa del mondo per club FIFA. Tra il 2009 e il 2011 è stato sulla panchina del Chelsea, aggiudicandosi un campionato inglese e una FA Cup. Dal 2011 al 2013 è allenatore del Paris Saint-Germain, con cui ha vinto un campionato francese. Nell'estate del 2013 è stato ingaggiato dal Real Madrid, con cui si è aggiudicato la Coppa del Re, la UEFA Champions League, la Supercoppa UEFA e la Coppa del mondo per club FIFA. Approdato al Bayern Monaco nel 2016, con i bavaresi ha vinto un campionato tedesco. Dopo un anno sabbatico, tra il 2018 e il 2021 ha allenato prima il Napoli e poi l'Everton. Dal 2021 siede nuovamente sulla panchina del Real Madrid, dove ha vinto un campionato spagnolo, due Supercoppe spagnole, una Coppa del Re, una UEFA Champions League, una Supercoppa UEFA e una Coppa del mondo per club FIFA. Con un palmarès di 27 trofei, è il sesto tecnico più vincente nella storia del calcio.

Soprannominato Carlo Magno e Re Carlo,[2][3][4] è l'unico allenatore nella storia del calcio ad aver vinto il titolo nei cinque principali campionati europei (Italia, Inghilterra, Francia, Germania e Spagna),[5] il solo ad aver vinto la UEFA Champions League per quattro volte (due col Milan e due con il Real Madrid),[6] nonché l'unico allenatore ad aver partecipato a cinque finali della massima competizione europea per club.[7] Inoltre, detiene il record di successi in Supercoppa UEFA (4), in UEFA Champions League (119) e nelle competizioni UEFA per club (9). Tali successi classificano Ancelotti come uno dei migliori allenatori di tutti i tempi.[8][9][10][11]

Nel 2014 entra a far parte della Hall of Fame del calcio italiano, mentre nel 2019 la rivista francese France Football lo ha inserito fra i 50 migliori allenatori della storia del calcio. Nel 2020 - in occasione del cinquantenario del Paris Saint-Germain - viene nominato miglior allenatore della storia del club.[12]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ancelotti è stato sposato per 25 anni con Luisa Gibellini (1983-2008, divorzio 2010)[13][14][15] dalla quale ha avuto due figli: Katia e Davide. Dopo la fine del suo matrimonio, ha avuto una relazione di qualche anno con una giornalista rumena, Marina Cretu. Nel 2011, mentre era al Chelsea, ha conosciuto Mariann Barrena McClay, una donna d'affari canadese di origini spagnole, con la quale si è sposato nel luglio 2014 a Vancouver.[16]

Il 12 novembre 2007 l'Università bulgara di Plovdiv 'Paisii Hilendarski' gli ha conferito una Laurea honoris causa in Comunicazione e sport.

Nel 2009 ha pubblicato l'autobiografia intitolata Preferisco la coppa: vita, partite e miracoli di un normale fuoriclasse, i cui proventi economici sono stati destinati interamente alla "Fondazione Borgonovo" per la lotta alla SLA.

È apparso nei film L'allenatore nel pallone (1984) e L'allenatore nel pallone 2 (2008) con Lino Banfi. Ha interpretato in entrambi se stesso: nel primo film è ancora un calciatore della Roma, mentre nel sequel allena il Milan. È apparso nel ruolo di se stesso anche nel film Mezzo destro mezzo sinistro - 2 calciatori senza pallone (1985), con Gigi e Andrea durante una partita di tennis. Ha recitato anche nel film Don Camillo (1983) con Terence Hill, giocando nei "Devils" di Peppone (Colin Blakely).

L'11 ottobre 2023 l'Università degli Studi di Parma gli ha conferito la Laurea ad Honorem in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate.

Caratteristiche tecniche[modifica | modifica wikitesto]

Giocatore[modifica | modifica wikitesto]

Il romanista Ancelotti (a sinistra), aiutato dal fisico, protegge il pallone dal possibile tackle del napoletano Maradona durante un derby del Sole nel campionato 1984-1985.

Iniziata la sua carriera come centravanti, è stato spostato indietro prima nel ruolo di trequartista e poi come regista. Centrocampista forte sia fisicamente sia in fase d'interdizione del gioco, possedeva doti tecniche e di manovra oltreché un tiro potente dalla lunga distanza.[17] Durante la sua esperienza al Milan, è stato l'alter ego del tecnico Arrigo Sacchi, imponendosi come perno della squadra rossonera dopo esserlo già stato alla Roma.[18]

Allenatore[modifica | modifica wikitesto]

Caratterizzato dalla capacità unica di adattarsi ad ambiente, rosa e richieste della dirigenza — diventata con l'andare degli anni il suo tratto distintivo —, in panchina Ancelotti ha saputo farsi apprezzare in primis sul piano umano: ciò grazie soprattutto alla sua cosiddetta «leadership calma», incentrata sul confronto diretto e onesto tra calciatore e tecnico.[19] Ritrovatosi ad allenare calciatori anche molto diversi tra loro, ha sempre trovato il modo di farli coesistere, riuscendo così a vincere svariati trofei in ogni club in cui ha lavorato.[19]

La filosofia calcistica di Ancelotti ricalca quella del suo mentore Arrigo Sacchi, perciò rigidamente improntata sul 4-4-2, studiato da vice dello stesso Sacchi in nazionale. Schierando il Parma con questo modulo, ha lanciato la prolifica coppia d'attacco Crespo-Chiesa, esportando poi questi dettami alla Juventus, prima di modificarli durante le sue otto stagioni alla guida del Milan:[19] sulla panchina rossonera ha avuto il merito di arretrare definitivamente Andrea Pirlo da trequartista a regista (esperimento già tentato da Carlo Mazzone al Brescia), virando verso un 4-3-2-1 nel quale il tecnico poteva così disporre in campo, contemporaneamente, ben quattro potenziali numeri dieci — il succitato Pirlo, Seedorf, Rui Costa e Kaká — a supporto di un'unica punta; con questa particolare disposizione in campo, il suo Milan conquisterà, tra gli altri, uno scudetto e due Champions League.[19]

Nelle successive esperienze in giro per l'Europa, che lo hanno portato in Inghilterra, in Francia, in Spagna e in Germania, Ancelotti ha continuato a sperimentare ogni genere di modulo calcistico, optando anche per il 4-3-3, il 4-2-3-1 o il 4-3-1-2.[19]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Giocatore[modifica | modifica wikitesto]

Club[modifica | modifica wikitesto]

Gli inizi, Parma[modifica | modifica wikitesto]
Un giovane Ancelotti agli esordi nel Parma

Ancelotti inizia a giocare a calcio nella squadra del suo paese natale, il Reggiolo, dove entra a far parte della formazione Juniores.[20] A 16 anni passa alle giovanili del Parma.[21] Dopo l'esordio nella stagione 1976-77, e le ventuno presenze (con otto reti) dell'anno successivo, nel 1978-79 Ancelotti è ormai diventato un tassello fondamentale della formazione parmense. In panchina è arrivato Cesare Maldini, che ha intuito le doti di centrocampista di Ancelotti ma anche il suo fiuto per il gol, e lo schiera come attaccante arretrato alle spalle delle punte di ruolo[22]. Il secondo posto conquistato nel girone A della C1 porta il Parma allo spareggio. A Vicenza, contro la Triestina, il diciannovenne Ancelotti è l'eroe della promozione: sull'1-1 segna la doppietta che regala la Serie B al Parma.[23]

Quel giorno, in tribuna al Menti, c'è lo stato maggiore della Roma al completo: il presidente Dino Viola, il tecnico Liedholm, il ds Luciano Moggi. Liedholm vuole a tutti i costi il gioiellino del Parma, ma non è il solo. Le mani avanti le ha messe anche l'Inter, che addirittura lo ha vestito di nerazzurro in un'amichevole contro l'Hertha Berlino a San Siro nel maggio 1978[24]. Sembra fatta, ma a Milano temporeggiano e la Roma va avanti.

Roma[modifica | modifica wikitesto]

Una volta in forza ai capitolini, il tecnico Nils Liedholm decide di spostare Ancelotti in una posizione arretrata, impiegandolo come mediano, ruolo che ne esaltava le doti.[22] L'esordio in Serie A arriva il 16 settembre 1979, in un Roma-Milan terminato a reti inviolate, e conclusa la sua prima stagione in giallorosso, porta a casa il suo primo trofeo in carriera: la Coppa Italia 1979-1980.[22]

Ancelotti alla Roma nella stagione 1983-1984

Riuscito a superare un normale primo attimo di sbandamento, Carletto ci mette poco a farsi voler bene dai tifosi e introdursi nei meccanismi della squadra, la quale sfiora il titolo di campione d'Italia 1980-1981 e vince ancora la Coppa Italia, nella cui finale Ancelotti va a segno. Durante la stagione 1981-1982 inizia però ad essere afflitto da problemi alle ginocchia: dapprima nell'ottobre 1981 (durante una partita contro la Fiorentina), e poi in un allenamento del gennaio 1982 (alla vigilia dell'incontro con l'Ascoli) si infortuna infatti al ginocchio destro, collezionando così appena 5 presenze in campionato, chiuso al terzo posto dalla Roma, ed è costretto a saltare il vittorioso mondiale di Spagna del 1982 in maglia azzurra.

Si riscatta però nella stagione seguente, in cui si vede titolare assieme ai vari Pruzzo, Conti, Vierchowod e Falcao nella formazione che si aggiudica lo scudetto 1982-1983, il secondo nella storia dei giallorossi. Nel dicembre 1983, durante una gara contro la Juventus, Ancelotti si infortuna al ginocchio sinistro, tenendosi di conseguenza fuori dalla fase conclusiva della Coppa dei Campioni di quell'anno, persa dai capitolini in casa contro il Liverpool dopo i tiri di rigore;[25] torna però in campo riuscendo ad aggiudicarsi la Coppa Italia 1983-1984.

La stagione seguente Sven Goran Eriksson prende il posto di Liedholm in panchina, e schiera Carletto costantemente, rendendolo leader del centrocampo. Nel 1985, Ancelotti diventa capitano della Roma, e la sua squadra arriva a un passo dallo scudetto nella stagione 1985-1986, ma vince ancora la Coppa Italia. Dopo un altro anno di Carletto nella Capitale, il presidente Viola pensa di aver già spremuto il meglio dall’Ancelotti giocatore, lasciandolo così partire dopo otto anni in giallorosso coronati da uno scudetto (1982-1983) e 4 Coppe Italia (1979-1980, 1980-1981, 1983-1984 e 1985-1986).

Milan[modifica | modifica wikitesto]
Ancelotti con la maglia del Milan nel 1988-1989

Il nuovo allenatore rossonero Arrigo Sacchi è convinto che un giocatore come Carletto possa far comodo al suo rivoluzionario Milan, e così nel 1987 convince il presidente Silvio Berlusconi a sborsare 5,8 miliardi di lire per prelevarlo dai capitolini.[26] Il vecchio guerriero diventa l’uomo nuovo del calcio sacchiano, nonché suo miglior interprete e perfetto intermediario tra tecnico e squadra, imponendosi fin da subito e vincendo lo scudetto 1987-1988.

La sorte continua però ad accanirsi contro di lui, e nel 1988 si blocca di nuovo per l’asportazione del menisco del ginocchio destro; riesce però a riprendersi e a tornare in campo, vincendo la Supercoppa Italiana e la sua prima Coppa dei Campioni, della quale si ricorda il suo gol segnato con tiro dalla lunga distanza nella semifinale vinta per 5 a 0 contro il Real Madrid.[18]

La stagione seguente, dopo aver trionfato in Supercoppa europea e Coppa Intercontinentale, si infortuna al ginocchio sinistro nei quarti di finale della Coppa dei Campioni 1989-1990 contro il Malines, saltando le semifinali ma facendo in tempo a presentarsi in campo per la finale di Vienna vinta sul Benfica.

Bissa i trionfi in Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale nella stagione 1990-1991, mentre nella sua ultima stagione al Milan Carlo Ancelotti trova in panchina Fabio Capello, nuovo tecnico che guida la squadra verso lo scudetto utilizzando con parsimonia il vecchio campione, al terzo successo personale. Il 17 maggio 1992, nella sua ultima partita a San Siro vinta per 4-0 dai rossoneri sul Verona, realizza una doppietta prima di chiudere la carriera a 33 anni.[27]

Nazionale[modifica | modifica wikitesto]

Conta 26 presenze e un gol con la maglia della nazionale italiana, con la quale prende parte (pur senza scendere in campo) al campionato del mondo 1986 e, successivamente, al campionato d'Europa 1988 e al campionato del mondo 1990, durante i quali è protagonista attivo in campo.

Il suo unico gol azzurro risale all'esordio in nazionale, il 6 gennaio 1981, durante la gara Paesi Bassi-Italia (1-1), valida per il Mundialito 1980-1981; nel torneo, risulta l'unico marcatore azzurro. Gli infortuni al ginocchio gli impediscono di prender parte alla spedizione di Spagna 1982, così, per rivederlo nella lista dei convocati azzurri in un grande torneo occorre attendere il 1986: è l'anno del Mondiale in Messico. Ancelotti è nella lista dei 22 convocati da Bearzot, ma le caratteristiche altimetriche della zona (circa 2.000 m s.l.m.) lo penalizzano nei test atletici, tanto che il centrocampista reggiano rimane in tribuna per tutta la durata del torneo, a vantaggio di Fernando De Napoli.

Ancelotti (in piedi, terzo da sinistra) in nazionale alla vigilia del campionato del mondo 1986.

Nel 1988 è tra i convocati della giovane nazionale che, guidata da Azeglio Vicini, arriva alla semifinale dell'Europeo di Germania; nel torneo, scende in campo in tutte le gare disputate dagli azzurri. Nel successivo Mondiale italiano del 1990, gioca invece soltanto 3 gare (tra cui la finale del terzo posto) anche a causa di una contrattura al quadricipite femorale della coscia destra[28] (postumo di uno strappo muscolare)[29], subita nel corso della gara d'esordio contro l'Austria.[30]

Allenatore[modifica | modifica wikitesto]

Gli inizi, Reggiana[modifica | modifica wikitesto]

Ancelotti inizia la carriera di allenatore come vice del suo ex tecnico Arrigo Sacchi nella nazionale italiana tra il 1992 e il 1995.

Il suo esordio ufficiale arriva nel 1995, appena trentaseienne, quando passa in forza alla Reggiana, in Serie B, dove, non essendo ancora in possesso del patentino per allenare, viene affiancato da Giorgio Ciaschini nel ruolo di tutor.[31] Dopo un brutto inizio che vede dopo sette giornate la sua squadra all'ultimo posto, la fiducia datagli dalla società viene ripagata grazie ai successi contro Venezia, Salernitana, Bologna, Verona, Avellino e Brescia, che portano i granata in testa alla classifica al termine del girone di andata, nonostante qualche sconfitta subita fuori casa. All'inizio del girone di ritorno la Reggiana accusa un netto calo di prestazioni: vince a stento contro il fanalino di coda Pistoiese, è sconfitta dal Perugia e pareggia contro Genoa e Cosenza. Alla venticinquesima giornata arriva la vittoria per 2-0 in casa della Lucchese, dalla quale la squadra di Ancelotti riparte con sei vittorie consecutive in casa, alternandole con pareggi importanti e perdendo solo nella trasferta di Salerno. Con la vittoria per 1-0 a Verona contro l'Hellas già promosso in massima serie, Ancelotti centra il quarto posto in campionato, che vale il ritorno in Serie A per la Reggiana dopo un solo anno di cadetteria.[31]

Parma[modifica | modifica wikitesto]

Ancelotti al Parma nella stagione 1996-1997.

Nel 1996 diventa allenatore del Parma, il club che lo aveva lanciato da calciatore.[32] Volendo praticare solamente il 4-4-2 sacchiano, la famiglia Tanzi, a capo della società emiliana, imposta assieme al tecnico una campagna acquisti improntata sul suo modulo: arrivano così due attaccanti complementari come Crespo ed Enrico Chiesa, esterni come Stanic e Pedros, e difensori moderni e aggressivi come Zé Maria e Thuram, mentre partono calciatori poco gestibili tatticamente come Asprilla e Stoichkov.[32] Il Parma di Ancelotti inizia bene, superando agevolmente il Napoli per 3-0 alla prima giornata del campionato 1996-1997, a cui seguono un pareggio a Piacenza e la vittoria in casa nel derby dell'Enza contro la Reggiana, che lo stesso tecnico di Reggiolo aveva portato Serie A la stagione precedente.[32] Gli equivoci maturati dal modulo rigidamente impuntato rallentano la corsa in classifica della squadra ducale, che a metà dicembre si ritrova ad aver vinto solo tre partite, e che nel mercato invernale vede partire il fantasista Zola, sofferente delle imposizioni tattiche del nuovo allenatore.[32] Anche nelle coppe il Parma ne risente e, già eliminato dal Pescara nel turno estivo di Coppa Italia, cede anche al Vitoria Guimarães nei trentaduesimi di finale della Coppa UEFA.[32] La doppia vittoria contro i campioni uscenti del Milan e i rivali al titolo della Juventus rilancia però gli emiliani, che prima di marzo perdono solo a Napoli. Il 18 maggio a Torino i gialloblù si giocano lo scontro diretto per lo scudetto contro i bianconeri di Marcello Lippi, primi in classifica a +6 sulla squadra di Ancelotti:[32] finisce 1-1, e il tecnico reggiolese viene espulso per proteste dopo la concessione di un calcio di rigore ai padroni di casa. Il Parma termina così il campionato al secondo posto in classifica, tuttora record societario, conquistando inoltre la prima, storica qualificazione ai preliminari di Champions League.[32]

Nell'estate del 1997, come rinforzo per la Champions, Calisto Tanzi formalizza l'acquisto dal Milan di Roberto Baggio, ma Ancelotti impedisce l'arrivo del fuoriclasse a Parma, poiché ritiene, come era accaduto con Zola, che l'inserimento del fantasista romperebbe gli equilibri del suo 4-4-2 (a distanza di anni si dichiarerà poi pentito di tale scelta).[32] Il mercato estivo non riserva acquisti degni di nota e la stagione si rivela anonima: il Parma supera il preliminare di Champions League, ma viene eliminato ai gironi. Chiude intanto il campionato al sesto posto in classifica, qualificandosi alla Coppa UEFA; in Coppa Italia viene eliminato in semifinale dal Milan.[32]

Juventus[modifica | modifica wikitesto]

Ancelotti alla Juventus nel 1999 tra i due patron del club, i fratelli Umberto (a sinistra) e Gianni Agnelli (a destra).

Nel febbraio 1999 Ancelotti subentra a stagione in corso a Marcello Lippi alla guida della Juventus,[33] che guida alla semifinale di UEFA Champions League persa contro il Manchester Utd,[34] poi vincitore della competizione. In campionato la squadra bianconera, in lotta per la zona UEFA, si piazza quinta a pari merito con la Roma, che ottiene subito il pass europeo grazie alla migliore classifica avulsa, e l'Udinese: il doppio spareggio di fine campionato contro i friulani, perso per la regola dei gol fuori casa,[35] relega i bianconeri a disputare la Coppa Intertoto.[36]

Nel precampionato 1999-2000 la Juventus di Ancelotti si aggiudica proprio la Coppa Intertoto e ottiene così la qualificazione alla Coppa UEFA[37] dove, nel corso della stagione, i bianconeri superano i primi tre turni ma vengono eliminati abbastanza clamorosamente agli ottavi di finale dagli spagnoli del Celta Vigo, causa una netta sconfitta per 4-0 in Galizia.[38] In campionato, dalla fine di ottobre la squadra bianconera, insieme alla Lazio, scalza l'Inter dalla vetta della graduatoria e poi chiude il girone d'andata col simbolico titolo di campione d'inverno.[39] Pur dominando il girone di ritorno[40] e trovandosi, il 19 marzo 2000, ben 9 punti sopra i biancocelesti a 8 giornate dalla fine, la compagine torinese terminerà il campionato al secondo posto a causa della sconfitta per 1-0 maturata all'ultima giornata, al Curi, contro il Perugia, in una partita molto controversa, prima sospesa e poi ripresa su un campo ai limiti della praticabilità.[41][42]

Nella stagione 2000-2001 Ancelotti è ancora sulla panchina dei bianconeri, che porta al secondo secondo posto di fila, stavolta alle spalle della Roma. Va molto peggio in UEFA Champions League, dove, nonostante i pronostici favorevoli, la Juventus non riesce a superare la prima fase a gironi, ma chiude financo all'ultimo posto il proprio raggruppamento, perdendo anche la possibilità di essere ripescata in Coppa UEFA.[43] Anche per questo, e nonostante i 144 punti in campionato ottenuti in due anni, nel giugno del 2001 si conclude il rapporto, mai idilliaco, tra Ancelotti e il club torinese:[44] gli stessi tifosi bianconeri lo avevano contestato sin dal giorno del suo arrivo, a causa dei trascorsi, sia in campo sia in panchina, con alcune storiche avversarie dei torinesi.[45]

Milan[modifica | modifica wikitesto]

2001-2006[modifica | modifica wikitesto]
Ancelotti alla sua seconda stagione da allenatore dei rossoneri, durante una conferenza stampa prima di Milan-Real Madrid.

Dopo esser rimasto senza panchina, il 5 novembre 2001 è chiamato a sostituire in corso d'opera l'esonerato Fatih Terim sulla panchina del Milan.[46] Chiude la stagione al quarto posto, aggiudicandosi la possibilità di partecipare ai preliminari di UEFA Champions League. Approda inoltre alle semifinali di entrambe le coppe, subendo l'eliminazione contro la Juventus in Coppa Italia e contro il Borussia Dortmund in Coppa UEFA (seconda semifinale di Coppa UEFA della storia rossonera, trent’anni dopo la prima).

Nella stagione seguente sfiora il treble, vincendo la prima finale tutta italiana di UEFA Champions League all'Old Trafford di Manchester contro la Juventus (0-0 dopo i tempi regolamentari, 3-2 dopo i tiri di rigore) e la Coppa Italia contro la Roma. In campionato, dopo un girone d'andata chiuso da "campione d'inverno", finisce terzo dietro Juventus e Inter (pur vincendo il maggior numero di scontri diretti contro le avversarie).

Uno dei suoi meriti più grandi da allenatore è il definitivo spostamento di Andrea Pirlo da trequartista a regista di centrocampo.[47] Questa soluzione, già sperimentata nel 2000 da Carlo Mazzone al Brescia, dove il trequartista era Roberto Baggio,[48] avrebbe dato ottimi risultati e avrebbe portato il giocatore bresciano a laurearsi in quel ruolo campione del mondo nel 2006.

La stagione successiva parte male, con la sconfitta ai rigori nella gara di Supercoppa italiana disputata negli Stati Uniti contro la Juventus. Ancelotti si riscatta qualche settimana dopo vincendo la Supercoppa europea (1-0 allo Stadio Louis II contro il Porto di José Mourinho). Il Milan vincerà con largo anticipo lo scudetto dopo un duello con la Roma, deciso proprio dalla vittoria dei rossoneri nello scontro diretto del 2 maggio 2004 (i rossoneri avevano sbancato anche l'Olimpico a gennaio).[49] Non riesce, però, a conquistare a dicembre la Coppa intercontinentale, battuto ai rigori a Tokyo dal Boca Juniors (1-1 dopo i tempi regolamentari), né a bissare il successo in Champions League, a causa della rimonta subita dal Deportivo La Coruña: la squadra galiziana, dopo il 4-1 subito a Milano, ribalta il risultato, vincendo per 4-0 la gara di ritorno al Riazor.

La stagione 2004-2005 comincia con la vittoria della Supercoppa italiana contro la Lazio, tuttavia il Milan non riesce a ripetersi in campionato e deve accontentarsi del secondo posto. In UEFA Champions League il Milan, giunto a disputare la finale per la decima volta nella propria storia, viene sconfitto il 25 maggio 2005 dal Liverpool allo stadio Atatürk di Istanbul: in vantaggio di 3 gol alla fine del primo tempo, si fa rimontare in soli 6 minuti, per poi perdere ai tiri di rigore, dopo un vano assalto alla porta avversaria durato per tutto il secondo tempo e i supplementari.

Anche la stagione 2005-2006 ricalca la falsariga della precedente: il Milan è altamente competitivo in tutte le manifestazioni, ma non riesce a portare a casa alcun titolo. I rossoneri finiscono secondi dietro la Juventus in campionato e vanno fuori nelle semifinali di UEFA Champions League, eliminati dai futuri campioni del Barcellona (0-1 in casa e 0-0 in Catalogna).

2006-2009[modifica | modifica wikitesto]
Ancelotti (in basso a sinistra) e i giocatori del Milan festeggiano la vittoria della UEFA Champions League 2006-2007, appena conquistata nella finale di Atene, il 23 maggio.

A seguito della vicenda di Calciopoli, la stagione 2006-2007 vede il Milan ai blocchi di partenza con una penalizzazione iniziale di 8 punti. I rossoneri, costretti a inseguire, non riescono a imporsi nel derby con l'Inter (che vincerà 4-3 all'andata e 2-1 al ritorno, e a fine stagione si aggiudicherà il titolo) e finiscono fuori dalla Coppa Italia dopo la semifinale persa contro la Roma per 3-1. In Europa, però, il Milan è protagonista in UEFA Champions League: dopo essersi qualificato solo tramite i turni preliminari a causa della penalizzazione di 30 punti inflitta in campionato dalla sentenza di Calciopoli, supera il girone ottenendo con due turni d'anticipo il primo posto (raggiunto per il quinto anno consecutivo) e conseguentemente, l'accesso agli ottavi di finale, il club rossonero supera Celtic e squadre blasonate come il Bayern Monaco e il Manchester Utd (sconfitto nettamente a San Siro per 3-0), prima di alzare per la settima volta il più prestigioso trofeo continentale allo Stadio Olimpico di Atene il 23 maggio 2007, contro il Liverpool. A condannare la squadra che due anni prima aveva compiuto una grande rimonta in Turchia, è una doppietta di Filippo Inzaghi.

Grazie a questa vittoria, il Milan accede direttamente al tabellone della UEFA Champions League dell'anno successivo, senza passare dai preliminari.

Il 31 agosto 2007 Ancelotti si aggiudica per la seconda volta la Supercoppa europea da allenatore, questa volta contro il Siviglia, grazie ai gol di Filippo Inzaghi, Marek Jankulovski e Kaká. Il 16 dicembre Ancelotti chiude il ciclo di vittorie alzando la Coppa del mondo per club a Yokohama, dopo una finale-rivincita con il Boca Juniors, vinta per 4-2. Il tecnico emiliano diviene così il terzo allenatore a vincere tale manifestazione dopo averla già conquistata da giocatore.

Secondo l'Istituto Internazionale di Storia e Statistica del Calcio, Carlo Ancelotti è stato il miglior allenatore dell'anno nel 2007. Il tecnico del Milan ha ottenuto 193 punti, precedendo Alex Ferguson (Manchester Utd, 134) e Juande Ramos (Siviglia, poi passato al Tottenham, 104).[50][51][52]

La stagione 2007-2008 si conclude con i rossoneri al quinto posto in Serie A. Per la prima volta nel corso della gestione Ancelotti, il Milan fallisce la qualificazione alla Champions League.

Da destra: Ancelotti in conferenza stampa per il Milan nel 2008, insieme a Kaká, Beckham e Ronaldinho.

Nel 2008-2009, nonostante un avvio brillante (raggiunge la testa della classifica alla decima giornata dopo che aveva ottenuto zero punti nelle prime due partite), chiude la Serie A al terzo posto e non riesce a qualificarsi agli ottavi di finale di Coppa UEFA. Ancelotti riceve anche la sua prima espulsione da allenatore rossonero l'11 aprile 2009 per proteste, nella partita esterna contro il Chievo, a quasi otto anni dal suo esordio come tecnico del Milan. In precedenza, era stato allontanato dal direttore di gara per due volte ai tempi del Parma.[53]

Al termine dell'ultima giornata della Serie A 2008-2009, l'allenatore emiliano, confermando le numerose voci dei mesi precedenti[54], dichiara ai giornalisti di aver deciso, consensualmente con la società, di interrompere il suo rapporto contrattuale con il Milan con un anno di anticipo,[55] venendo sostituito da Leonardo. Con le sue 420 partite da allenatore negli 8 anni in rossonero[56], diventa il secondo tecnico per numero di panchine con il Milan dopo Nereo Rocco (459).[27][57][58][59][60]

Chelsea[modifica | modifica wikitesto]

Ancelotti e Terry festeggiano il double Premier League-FA Cup conseguito con il Chelsea nel 2010

Il 1º giugno 2009 il Chelsea ufficializza il suo ingaggio come nuovo allenatore.[61] Il 9 agosto, alla prima partita ufficiale sulla panchina inglese, conquista il Community Shield, battendo per 4-1 ai tiri di rigore il Manchester Utd, dopo il 2-2 dei 90' regolamentari. Vince il proprio girone eliminatorio in Champions League, ma viene eliminato dall'Inter (che era anche stata l'ultima italiana a vincere in Inghilterra contro l'Arsenal nella stagione 2003-2004): le sconfitte per 2-1 a San Siro e 1-0 a Stamford Bridge allontanano subito Carlo Ancelotti dal principale obiettivo stagionale, come dichiarato in sede di ingaggio dal patron Roman Abramovič.[62] Il 9 maggio 2010, conquista la sua prima Premier League, grazie alla sonora vittoria per 8-0 contro il Wigan a Stamford Bridge; il Chelsea stabilisce anche il record di reti stagionali in Premier League (103).[63] Ancelotti è, così, il primo allenatore italiano a vincere il campionato inglese e il secondo straniero a farlo alla prima stagione in Inghilterra, dopo José Mourinho.[64] Il 15 maggio 2010, vincendo la FA Cup contro il Portsmouth con il risultato di 1-0, è stato anche il primo allenatore nella storia dei Blues a conseguire il double Premier League-FA Cup (ma non il primo a conseguire un double in assoluto nel Chelsea, dato che il primo fu José Mourinho con l'accoppiata Campionato-Coppa di Lega).[65]

Il 22 maggio 2011, in seguito a una stagione inferiore alle aspettative con un secondo posto in campionato e l'eliminazione in Champions League ai quarti di finale contro il Manchester Utd, il Chelsea decide di esonerare Ancelotti.[66][67][68] Il suo punteggio (71) era il record negativo da quando Abramovič è proprietario della squadra londinese, poi superato in negativo dal bilancio della stagione 2015-16 (50).[69]

Paris Saint-Germain[modifica | modifica wikitesto]

Dopo sei mesi senza allenare, durante i quali è opinionista nelle partite di Champions League per Sky Italia,[70] il 30 dicembre 2011 viene ingaggiato dal Paris Saint-Germain;[71] sostituisce Antoine Kombouaré (il quale aveva portato la squadra parigina a chiudere il girone di andata della Ligue 1 2011-2012 al primo posto).[72] Con un ingaggio da 13,5 milioni di euro lordi l'anno, Ancelotti è all'epoca il secondo allenatore più pagato al mondo dopo José Mourinho:[73] secondo un'inchiesta della rivista specializzata brasiliana Pluri Consultoria del 2012, però, con 7,4 milioni di euro netti rispetto ai 7,3 di Mourinho, risulta essere proprio Ancelotti l'allenatore che guadagna di più al mondo.[73]

Ancelotti in conferenza al Paris Saint-Germain nel 2012

Il suo esordio ufficiale alla guida del PSG arriva l'8 gennaio 2012 nella partita valida per i trentaduesimi di finale della Coppa di Francia 2011-2012: vittoria per 2-1 in casa del Saint-Colomban Locminé e passaggio del turno.[74][75] Dopo la vittoria all'esordio, Ancelotti porta i suoi ad altri 4 successi (3 in campionato e una in Coppa di Francia), diventando il primo allenatore del Paris Saint-Germain a vincere le prime 5 gare disputate sotto la propria guida.[76][77] La striscia di risultati utili consecutivi si ferma dopo 12 gare (8 vittorie e 4 pareggi), con la sconfitta casalinga nei quarti di finale di Coppa di Francia contro l'Olympique Lione del 21 marzo 2012, che decreta anche l'eliminazione della squadra parigina dalla competizione.[78][79] Nelle ultime partite di campionato, la squadra di Ancelotti dilapida il vantaggio accumulato dal suo predecessore nel girone d'andata: ne approfitta il Montpellier, che si aggiudica la Ligue 1 all'ultima giornata[80] con 3 punti di vantaggio sui parigini.[81]

Nella seconda stagione, Ancelotti porta il PSG ai quarti di finale di Coppa di Lega (eliminazione ai tiri di rigore contro il Saint-Étienne, poi vincitore della competizione) e della Champions League (dalla quale esce, pur senza perdere, per la regola dei gol fuori casa contro il Barcellona). Eliminato anche in Coppa di Francia (contro l'Evian Thonon Gaillard ai rigori), riesce a conquistare il campionato francese con 2 giornate di anticipo. È il terzo titolo per la squadra della capitale francese, conquistato 19 anni dopo il precedente, e il terzo titolo nazionale conquistato da Ancelotti con tre squadre differenti.[82]

Real Madrid[modifica | modifica wikitesto]

Il 25 giugno 2013 il Real Madrid ufficializza l'ingaggio di Ancelotti,[83] che firma un'intesa triennale con il club spagnolo.[84] Il 18 gennaio 2014, con la vittoria esterna in casa del Betis, Ancelotti raggiunge la cinquecentesima vittoria da professionista.[85] Il 16 aprile mette in bacheca il suo primo trofeo da madridista, battendo il Barcellona per 2-1 nella finale di Coppa del Re.[86] Tredici giorni più tardi, raggiunge la finale della Champions League battendo 4-0 in trasferta il Bayern Monaco di Pep Guardiola (dopo la vittoria 1-0 all'andata).[87] Questa è la quarta finale di Champions League per Ancelotti come allenatore, che eguaglia il record di Miguel Muñoz, Marcello Lippi e Alex Ferguson.[88][89] Il 24 maggio, conquista la sua terza Champions (eguagliando il record di Bob Paisley[90]) e porta il Real Madrid alla storica Décima[91]. La vittoria arriva grazie a una remuntada iniziata nei minuti di recupero: in svantaggio per 0-1 nei confronti dell'Atlético Madrid, le Merengues ottengono il pari al 93' con Sergio Ramos, per poi dilagare ai supplementari e vincere 4-1. Ancelotti, con questo successo, diventa il quinto allenatore, dopo Ernst Happel, Ottmar Hitzfeld, José Mourinho e Jupp Heynckes, a vincere il trofeo con due squadre diverse.[92] Come già nel 2002-2003, il triplete sfuma: in Campionato, la squadra non va oltre il terzo posto, fermandosi dietro l'Atletico Madrid e il Barcellona, per i risultati degli scontri diretti (a parità di punti complessivi).

La stagione 2014-2015 si apre con una sconfitta nella Supercoppa di Spagna perdendo il doppio confronto contro i campioni di Spagna dell'Atletico Madrid. Si rifà in Supercoppa europea battendo il Siviglia e conquistando il 20 dicembre il Mondiale per club. Il finale di stagione si rivela, invece, deludente: il Madrid viene eliminato agli ottavi di finale della Coppa del Re dai rivali dell'Atletico Madrid, in Champions League arriva fino alle semifinali dove viene eliminato dalla Juventus mentre in campionato chiude al 2º posto alle spalle del Barcellona (negando al tecnico la possibilità di vincere quattro campionati in quattro Paesi diversi). Il 25 maggio 2015 viene così esonerato.[93]

Bayern Monaco[modifica | modifica wikitesto]

Ancelotti alla guida del Bayern Monaco nel 2016

Il 19 dicembre 2015 viene ufficializzato come nuovo allenatore del Bayern Monaco a partire dalla stagione successiva, per le successive tre stagioni. Prende il posto di Josep Guardiola, ingaggiato dal Manchester City.[94]

Il 14 agosto vince il primo trofeo alla guida dei bavaresi, la Supercoppa di Germania, battendo per 2-0 il Borussia Dortmund. Il 25 febbraio 2017 colleziona la millesima partita da allenatore in carriera nella partita contro l'Amburgo, vinta 8-0. Il 29 aprile 2017, dopo la vittoria per 6-0 in casa del Wolfsburg, vince il titolo di campione di Germania con 3 giornate di anticipo.[95][96] Con la vittoria del campionato tedesco, entra nella stretta cerchia di allenatori capaci di vincere il titolo in quattro paesi diversi (nel suo caso Italia, Inghilterra, Francia, Germania), raggiungendo Giovanni Trapattoni, Ernst Happel, Tomislav Ivić, José Mourinho ed Eric Gerets.[97]

Il 28 settembre 2017 viene esonerato dal Bayern Monaco in seguito alla sconfitta per 0-3 in Champions League contro il Paris Saint-Germain[98] e il non brillante avvio di stagione in Bundesliga.[99][100]

Napoli[modifica | modifica wikitesto]

Il 23 maggio 2018 è ufficializzato come nuovo allenatore del Napoli in sostituzione di Maurizio Sarri, passato ad allenare il Chelsea, tornando ad allenare in Italia a nove anni dall'esperienza milanista.[101] Esordisce sulla panchina partenopea il 18 agosto seguente, allo Stadio Olimpico di Roma, in occasione della prima giornata di campionato, gara vinta per 2-1 contro la Lazio.[102] L'11 dicembre il Napoli viene eliminato nella fase a gruppi della Champions League nel girone che comprendeva anche Paris Saint-Germain e Liverpool, pur avendo guadagnato 9 punti (gli stessi del Liverpool, che supera il turno a parità di differenza reti, ma per maggior numero di reti segnate) ed avendo perso una sola partita.[103][104] Il cammino in Coppa Italia, invece, si interrompe ai quarti di finale, dove il Napoli è sconfitto per 0-2 a San Siro dal Milan. In Europa League gli azzurri superano due turni ed escono di scena ai quarti contro l'Arsenal, perdendo per 0-2 all'Emirates Stadium e per 0-1 in casa. In campionato la squadra azzurra termina in seconda posizione, alle spalle della Juventus.

Ancelotti (sullo sfondo) sulla panchina del Napoli nel 2019, mentre segue una fase della trasferta di Champions League contro il Salisburgo

La stagione successiva è segnata da un avvio deludente in campionato, a causa di nervosismi incrociati tra squadra, proprietà e tifosi[105] e alcuni errori tattici e gestionali direttamente imputabili al Mister di Reggiolo.[106] Il 10 dicembre 2019, al termine della partita vinta per 4-0 contro il Genk, che sancisce la qualificazione dei partenopei agli ottavi di finale di Champions League (prima volta da imbattuti nel girone), Ancelotti viene esonerato, con la squadra al settimo posto in Serie A, risultato di 21 punti ottenuti in 15 giornate (5 vinte, 6 pareggiate, 4 perse).[107][108]

Everton[modifica | modifica wikitesto]

Il 21 dicembre 2019 viene ufficializzata la sua nomina a tecnico dell'Everton, con cui firma un contratto di quattro anni e mezzo.[109] Il 26 dicembre esordisce con una vittoria ai danni del Burnley (1-0).[110] Il cammino in FA Cup si ferma al terzo turno contro i concittadini del Liverpool (1-0). Termina la stagione al dodicesimo posto in Premier League, con dieci punti di distacco dalla zona utile per la qualificazione all'Europa League.

Alla guida dell'Everton anche per l’annata successiva, inizia la Premier League con quattro vittorie di fila[111][112] e la Coppa di Lega con tre successi che valgono il superamento dei primi turni ai danni di Salford City, Fleetwood Town e West Ham Utd (il cammino si fermerà ai quarti di finale venendo eliminato dal Manchester Utd); l'Everton non vinceva almeno le prime sei gare di una stagione dal 1938-1939 e Ancelotti viene eletto Premier League Manager of the Month per il mese di settembre.[113] Alle vittorie iniziali seguono un pareggio nel derby con il Liverpool, che coincide con la gara numero 800 di Ancelotti nei vari campionati, e tre sconfitte che compromettono il primo posto in classifica tornando però prima della fine dell’anno al secondo posto dietro al Liverpool grazie a quattro vittorie consecutive. Nel febbraio 2021 il suo Everton elimina il Tottenham dalla FA Cup agli ottavi con un rocambolesco 5-4 ai supplementari (verrà poi eliminato ai quarti dal Manchester City) e batte i rivali del Liverpool ad Anfield Road dopo 22 anni (2-0) superandoli in classifica.[114] Termina il campionato al decimo posto con 59 punti, mancando per tre punti la qualificazione alla UEFA Conference League.

Ritorno al Real Madrid[modifica | modifica wikitesto]

Il 1º giugno 2021, a sei anni dalla fine della prima esperienza, torna ad allenare il Real Madrid, con il quale sottoscrive un contratto di tre anni, andando a sostituire Zinédine Zidane.[115][116] Il 16 gennaio 2022 guida le merengues alla vittoria della Supercoppa di Spagna, in finale contro l'Athletic Bilbao, diventando il primo allenatore italiano ad aggiudicarsi il trofeo. Quattro giorni più tardi tocca quota 150 panchine con il Real Madrid, in occasione della vittoria esterna contro l'Elche negli ottavi di Coppa del Re. Il 30 aprile vince il campionato con quattro giornate di anticipo: contestualmente, Ancelotti diventa l'unico allenatore nella storia del calcio ad aver vinto il titolo nei cinque principali campionati europei (Serie A, Premier League, Bundesliga, Ligue 1 e Primera División).[5] Il 4 maggio, grazie alla vittoria interna per 3-1 sul Manchester City (6-5 tra andata e ritorno), raggiunge la finale di UEFA Champions League per la quinta volta nella carriera di allenatore, un risultato che non ha precedenti nella competizione.[117] Il 28 maggio, battendo il Liverpool per 1-0 nella finale disputata allo Stade de France di Saint-Denis, si aggiudica la UEFA Champions League per la seconda volta con i blancos e per la quarta volta individualmente, successo che lo rende l'allenatore più vittorioso nella storia della competizione.[118]

Comincia la stagione 2022-23 vincendo la sua seconda Supercoppa europea alla guida del Real Madrid, grazie al 2-0 ai danni dell'Eintracht Francoforte;[119] per Ancelotti si tratta del quarto successo personale nella competizione, un record assoluto.[120] Il 19 ottobre, con la vittoria in casa dell'Elche per 3-0, supera Claudio Ranieri come tecnico italiano con più panchine nella storia del campionato spagnolo, con 124 presenze.[121] Due settimane più tardi, in occasione della vittoria interna contro il Celtic per 5-1, supera Alex Ferguson per numero di vittorie in UEFA Champions League, 103 contro 102.[122] Il 15 gennaio 2023 perde la finale di Supercoppa spagnola contro il Barcellona per 1-3.[123] Undici giorni dopo elimina in rimonta l'Atlético Madrid per 3-1 dopo i tempi supplementari e si qualifica in semifinale di Coppa del Re.[124] A febbraio guida il Real Madrid nella Coppa del mondo per club FIFA in Marocco, dove i blancos prima superano in semifinale l'Al-Ahly per 4-1[125] e poi battono in finale l'Al-Hilal per 5-3: per il Real Madrid si tratta del quinto successo nel torneo, mentre per Ancelotti è il terzo personale, dopo i precedenti successi con Milan e Real Madrid.[126] Il 6 maggio, dopo aver eliminato il Barcellona in semifinale con un netto 4-0 nella gara di ritorno dopo la sconfitta per 1-0 in quella di andata, vince la seconda volta la Coppa del Re, battendo l'Osasuna per 2-1. Quattro giorni dopo, in occasione della semifinale di andata contro il Manchester City, raggiunge Ferguson a quota 190 panchine in UEFA Champions League.[127]

Il 29 dicembre 2023 prolunga il proprio contratto con i Blancos fino al 30 giugno 2026.[128]

Nella stagione 2023-24 vince la sua seconda Supercoppa spagnola, sconfiggendo in semifinale l'Atletico Madrid e in finale il Barcellona, col punteggio di 4 a 1.[129]

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

Presenze e reti nei club[modifica | modifica wikitesto]

Stagione Squadra Campionato Coppe nazionali Coppe continentali Altre coppe Totale
Comp Pres Reti Comp Pres Reti Comp Pres Reti Comp Pres Reti Pres Reti
1976-1977 Bandiera dell'Italia Parma C 1 0 CI-S 2 0 - - - - - - 3 0
1977-1978 C 21 8 CI-S 2 0 - - - - - - 23 8
1978-1979 C1 33 5 CI-S 4 2 - - - - - - 37 7
Totale Parma 55 13 8 2 - - - - 63 15
1979-1980 Bandiera dell'Italia Roma A 27 3 CI 9 0 - - - - - - 36 3
1980-1981 A 29 2 CI 6 2 CdC 2 1 TC 0 0 37 5
1981-1982 A 5 0 CI 0 0 CdC 3 1 - - - 8 1
1982-1983 A 23 2 CI 3 0 CU 6 0 - - - 32 2
1983-1984 A 9 0 CI 5 0 CC 4 0 - - - 18 0
1984-1985 A 22 3 CI 2 0 CdC 3 0 - - - 27 3
1985-1986 A 29 0 CI 4 0 - - - - - - 33 0
1986-1987 A 27 2 CI 7 1 CdC 2 0 - - - 36 3
Totale Roma 171 12 36 3 20 2 - - 227 17[130]
1987-1988 Bandiera dell'Italia Milan A 27 2 CI 7 0 CU 4 0 - - - 38 2
1988-1989 A 28 2 CI 2 0 CC 7 1 SI 1 0 38 3
1989-1990 A 24 3 CI 4 0 CC 6 0 SU+CInt 0+1 0 35 3
1990-1991 A 21 1 CI 4 0 CC 4 0 SU+CInt 2+0 0 31 1
1991-1992 A 12 2 CI 6 0 - - - - - - 18 2
Totale Milan[27][131] 112 10 23 0 21 1 4 0 160 11
Totale carriera 338 35 67 5 41 3 4 0 450 43

Cronologia presenze e reti in nazionale[modifica | modifica wikitesto]

Cronologia completa delle presenze e delle reti in nazionale ― Italia
Data Città In casa Risultato Ospiti Competizione Reti Note
6-1-1981 Montevideo Paesi Bassi Bandiera dei Paesi Bassi 1 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Mundialito 1
25-2-1981 Roma Italia Bandiera dell'Italia 0 – 3 Bandiera dell'Europa Europa Amichevole - Ingresso al 74’ 74’
3-6-1981 Copenaghen Danimarca Bandiera della Danimarca 3 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1982 - Ingresso al 67’ 67’
23-9-1981 Bologna Italia Bandiera dell'Italia 3 – 2 Bandiera della Bulgaria Bulgaria Amichevole - Ingresso al 79’ 79’
12-2-1983 Limassol Cipro Bandiera di Cipro 1 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Euro 1984 - Ingresso al 46’ 46’
5-10-1983 Bari Italia Bandiera dell'Italia 3 – 0 Bandiera della Grecia Grecia Amichevole -
15-10-1983 Napoli Italia Bandiera dell'Italia 0 – 3 Bandiera della Svezia Svezia Qual. Euro 1984 -
16-11-1983 Praga Cecoslovacchia Bandiera della Cecoslovacchia 2 – 0 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Euro 1984 -
5-2-1986 Avellino Italia Bandiera dell'Italia 1 – 2 Bandiera della Germania Ovest Germania Ovest Amichevole -
26-3-1986 Udine Italia Bandiera dell'Italia 2 – 1 Bandiera dell'Austria Austria Amichevole -
11-5-1986 Napoli Italia Bandiera dell'Italia 2 – 0 Bandiera della Cina Cina Amichevole - Uscita al 46’ 46’
8-10-1986 Bologna Italia Bandiera dell'Italia 2 – 0 Bandiera della Grecia Grecia Amichevole - Ingresso al 57’ 57’
15-11-1986 Milano Italia Bandiera dell'Italia 3 – 2 Bandiera della Svizzera Svizzera Qual. Euro 1988 -
23-9-1987 Pisa Italia Bandiera dell'Italia 1 – 0 Bandiera della Jugoslavia Jugoslavia Amichevole - Ingresso al 78’ 78’
17-10-1987 Berna Svizzera Bandiera della Svizzera 0 – 0 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Euro 1988 - Ingresso al 80’ 80’
14-11-1987 Napoli Italia Bandiera dell'Italia 2 – 1 Bandiera della Svezia Svezia Qual. Euro 1988 - Ingresso al 89’ 89’
4-6-1988 Brescia Italia Bandiera dell'Italia 0 – 1 Bandiera del Galles Galles Amichevole - Uscita al 57’ 57’
10-6-1988 Düsseldorf Germania Ovest Bandiera della Germania Ovest 1 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Euro 1988 - 1º turno -
14-6-1988 Francoforte Italia Bandiera dell'Italia 1 – 0 Bandiera della Spagna Spagna Euro 1988 - 1º turno -
17-6-1988 Colonia Italia Bandiera dell'Italia 2 – 0 Bandiera della Danimarca Danimarca Euro 1988 - 1º turno -
22-6-1988 Stoccarda Unione Sovietica Bandiera dell'Unione Sovietica 2 – 0 Bandiera dell'Italia Italia Euro 1988 - Semifinale -
21-2-1990 Rotterdam Paesi Bassi Bandiera dei Paesi Bassi 0 – 0 Bandiera dell'Italia Italia Amichevole -
9-6-1990 Roma Italia Bandiera dell'Italia 1 – 0 Bandiera dell'Austria Austria Mondiali 1990 - 1º turno - Uscita al 46’ 46’
30-6-1990 Roma Italia Bandiera dell'Italia 1 – 0 Bandiera dell'Irlanda Irlanda Mondiali 1990 - Quarti di finale - Ingresso al 64’ 64’
7-7-1990 Bari Italia Bandiera dell'Italia 2 – 1 Bandiera dell'Inghilterra Inghilterra Mondiali 1990 - Finale 3º posto - 3º posto
13-11-1991 Genova Italia Bandiera dell'Italia 1 – 1 Bandiera della Norvegia Norvegia Qual. Euro 1992 -
Totale Presenze 26 Reti 1

Statistiche da allenatore[modifica | modifica wikitesto]

Statistiche aggiornate al 16 marzo 2024. In grassetto le competizioni vinte.

Stagione Squadra Campionato Coppe nazionali Coppe continentali Altre coppe Totale % Vittorie Piazzamento
Comp G V N P Comp G V N P Comp G V N P Comp G V N P G V N P %
1995-1996 Bandiera dell'Italia Reggiana B 38 16 13 9 CI 3 1 1 1 - - - - - CAI 4 0 2 2 45 17 16 12 37,78 (prom.)
1996-1997 Bandiera dell'Italia Parma A 34 18 9 7 CI 1 0 0 1 CU 2 1 0 1 - - - - - 37 19 9 9 51,35
1997-1998 A 34 15 12 7 CI 8 4 3 1 UCL 8[132] 4 3 1 - - - - - 50 23 18 9 46,00
Totale Parma 68 33 21 14 9 4 3 2 10 5 3 2 - - - - 87 42 27 18 48,28
feb.-giu. 1999 Bandiera dell'Italia Juventus A 14+2[133] 8+0 3+2 3+0 CI 0 0 0 0 UCL 4 1 2 1 SI - - - - 20 9 7 4 45,00 Sub.
1999-2000 A 34 21 8 5 CI 4 3 0 1 Int.+CU 6+8 3+5 3+1 0+2 - - - - - 52 32 12 8 61,54
2000-2001 A 34 21 10 3 CI 2 0 1 1 UCL 6 1 3 2 - - - - - 42 22 14 6 52,38
Totale Juventus 82+2 50+0 21+2 11+0 6 3 1 2 24 10 9 5 - - - - 114 63 33 18 55,26
nov. 2001-2002 Bandiera dell'Italia Milan A 25 10 10 5 CI 6 3 2 1 CU 8 4 1 3 - - - - - 39 17 13 9 43,59 Sub.
2002-2003 A 34 18 7 9 CI 8 4 4 0 UCL 19[132] 10 4 5 - - - - - 61 32 15 14 52,46
2003-2004 A 34 25 7 2 CI 6 4 0 2 UCL 10 5 2 3 SI+SU+CInt 1+1+1 0+1+0 1+0+1 0+0+0 53 35 11 7 66,04
2004-2005 A 38 23 10 5 CI 4 3 0 1 UCL 13 9 2 2 SI 1 1 0 0 56 36 12 8 64,29
2005-2006 A 38 28 4 6 CI 4 3 0 1 UCL 12 5 5 2 - - - - - 54 36 9 9 66,67
2006-2007 A 38 19 12 7 CI 6 3 1 2 UCL 15[132] 9 3 3 - - - - - 59 31 16 12 52,54
2007-2008 A 38 18 10 10 CI 2 0 1 1 UCL 8 4 2 2 SU+Cmc 1+2 1+2 0+0 0+0 51 25 13 13 49,02
2008-2009 A 38 22 8 8 CI 1 0 0 1 CU 8 4 4 0 - - - - - 47 26 12 9 55,32
Totale Milan 283 163 68 52 37 20 8 9 93 50 23 20 7 5 2 0 420 238 101 81 56,67
2009-2010 Bandiera dell'Inghilterra Chelsea PL 38 27 5 6 FACup+CdL 6+3 6+2 0+1 0+0 UCL 8 4 2 2 CS 1 0 1 0 56 39 9 8 69,64
2010-2011 PL 38 21 8 9 FACup+CdL 3+1 1+0 2+0 0+1 UCL 10 6 1 3 CS 1 0 0 1 53 28 11 14 52,83
Totale Chelsea 76 48 13 15 13 9 3 1 18 10 3 5 2 0 1 1 109 67 20 22 61,47
gen.-giu. 2012 Bandiera della Francia
Paris Saint-Germain
L1 19 11 6 2 CF+CdL 4+0 3 0 1 UEL - - - - - - - - - 23 14 6 3 60,87 Sub.
2012-2013 L1 38 25 8 5 CF+CdL 4+2 3+1 1+1 0+0 UCL 10 6 3 1 - - - - - 54 35 13 6 64,81
Totale Paris Saint-Germain 57 36 14 7 10 7 2 1 10 6 3 1 - - - - 77 49 19 9 63,64
2013-2014 Bandiera della Spagna Real Madrid PD 38 27 6 5 CR 9 8 1 0 UCL 13 11 1 1 - - - - - 60 46 8 6 76,67
2014-2015 PD 38 30 2 6 CR 4 2 1 1 UCL 12 8 2 2 SS+SU+Cmc 2+1+2 0+1+2 1+0+0 1+0+0 59 43 6 10 72,88
2016-2017 Bandiera della Germania
Bayern Monaco
BL 34 25 7 2 CG 5 4 0 1 UCL 10 6 0 4 SG 1 1 0 0 50 36 7 7 72,00
lug.-set. 2017 BL 6 4 1 1 CG 1 1 0 0 UCL 2 1 0 1 SG 1 0 1 0 10 6 2 2 60,00 Eson.
Totale Bayern Monaco 40 29 8 3 6 5 0 1 12 7 0 5 2 1 1 0 60 42 9 9 70,00
2018-2019 Bandiera dell'Italia Napoli A 38 24 7 7 CI 2 1 0 1 UCL+UEL 6+6 2+3 3+0 1+3 - - - - - 52 30 10 12 57,69
ago.-dic. 2019 A 15 5 6 4 CI 0 0 0 0 UCL 6 3 3 0 - - - - - 21 8 9 4 38,10 Eson.
Totale Napoli 53 29 13 11 2 1 0 1 18 8 6 4 - - - - 73 38 19 16 52,05
dic. 2019-2020 Bandiera dell'Inghilterra Everton PL 20 8 6 6 FACup+CdL 1+0 0 0 1 - - - - - - - - - - 21 8 6 7 38,10 Sub. 12º
2020-2021 PL 38 17 8 13 FACup+CdL 4+4 3+3 0+0 1+1 - - - - - - - - - - 46 23 8 15 50,00 10º
Totale Everton 58 25 14 19 9 6 0 3 - - - - - - - - 67 31 14 22 46,27
2021-2022 Bandiera della Spagna Real Madrid PD 38 26 8 4 CR 3 2 0 1 UCL 13 9 0 4 SS 2 2 0 0 56 39 8 9 69,64
2022-2023 PD 38 24 6 8 CR 6 5 0 1 UCL 12 8 2 2 SS+SU+Cmc 2+1+2 0+1+2 1+0+0 1+0+0 61 40 9 12 65,57
2023-2024 PD 29 22 6 1 CR 2 1 0 1 UCL 8 7 1 0 SS 2 2 0 0 41 32 7 2 78,05 in corso
Totale Real Madrid 181 129 28 24 24 18 2 4 58 43 6 9 14 10 2 2 277 200 38 39 72,20
Totale carriera 938 558 215 165 119 75 19 25 243 139 53 51 29 16 8 5 1 329 787 296 246 59,22

Record[modifica | modifica wikitesto]

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Allenatore[modifica | modifica wikitesto]

Club[modifica | modifica wikitesto]

Competizioni nazionali[modifica | modifica wikitesto]
Milan: 2002-2003
Milan: 2003-2004
Milan: 2004
Chelsea: 2009
Chelsea: 2009-2010
Chelsea: 2009-2010
Paris Saint-Germain: 2012-2013
Real Madrid: 2013-2014, 2022-2023
Bayern Monaco: 2016, 2017
Bayern Monaco: 2016-2017
Real Madrid: 2022, 2024
Real Madrid: 2021-2022
Competizioni internazionali[modifica | modifica wikitesto]
Juventus: 1999
Milan: 2002-2003, 2006-2007
Real Madrid: 2013-2014, 2021-2022
Milan: 2003, 2007
Real Madrid: 2014, 2022
Milan: 2007
Real Madrid: 2014, 2022

Individuale[modifica | modifica wikitesto]

Miglior allenatore: 2001, 2004
2002-2003, 2003-2004
  • Panchina d'oro speciale: 1
2016-2017[135]
2002-2003, 2021-2022
2003
2007, 2014, 2022
Novembre 2009, Agosto 2010, Marzo 2011, Aprile 2011, Settembre 2020
Miglior allenatore della Ligue 1: 2013
2014
Miglior allenatore dell'anno: 2014, 2022
Maggior attrazione mediatica: 2014
2015
2022

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Laurea honoris causa in Comunicazione e Sport. - nastrino per uniforme ordinaria
Laurea honoris causa in Comunicazione e Sport.
— Università di Plovdiv Paisiy Hilendarski, 12 novembre 2007.[137]
Ufficiale dell'Ordine della Stella d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Laurea honoris causa in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate. - nastrino per uniforme ordinaria
Laurea honoris causa in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate.
— Università degli studi di Parma, 11 ottobre 2023.[139]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ 4 presenze e 1 gol nel 1979-1980, e 7 presenze nel 1987-1988, cfr. Almanacco illustrato del calcio, Modena, Panini.[di che anno?]
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  58. ^ A Nereo Rocco sono accreditate 323 panchine come allenatore e 136 come direttore tecnico, 100 delle quali in coppia con un altro allenatore: 58 con Cesare Maldini (stagione 1972-1973 e 1973-1974), 37 con Giovanni Trapattoni e 5 con Paolo Barison (stagione 1975-1976). Cfr. Panini (2005), pp. 375, 378, 380, 398, 726.
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  130. ^ Carlo Ancelotti, su almanaccogiallorosso.it. URL consultato il 30 novembre 2014.
  131. ^ Panini (2005), p. 652.
  132. ^ a b c 2 nei turni preliminari
  133. ^ Spareggio per la Coppa UEFA 1999-2000.
  134. ^ Chi ha vinto la Champions League da giocatore e allenatore?, su it.uefa.com.
  135. ^ Juventus, Allegri vince la Panchina d'oro 2017 davanti a Gasperini e Sarri, su gazzetta.it, 26 marzo 2018.
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  137. ^ CALCIO, ANCELOTTI LAUREATO, su eurosport.it, 12 novembre 2007. URL consultato il 19 gennaio 2024.
  138. ^ Ancelotti Sig. Carlo - Ufficiale dell'Ordine della Stella d'Italia, su quirinale.it. URL consultato il 21 giugno 2014.
  139. ^ Laurea ad honorem a Carlo Ancelotti, su unipr.it, 24 ottobre 2023. URL consultato il 19 gennaio 2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Ancelotti, Il mio albero di Natale, BUR Rizzoli, 2014, ISBN 978-8817076777.
  • Carlo Ancelotti, Chris Brady e Mike Forde, Il leader calmo. Come conquistare menti, cuori e vittorie, BUR Rizzoli, 2017, ISBN 978-8817095907.
  • Carlo Ancelotti e Alessandro Alciato, Preferisco la coppa. Vita, partite e miracoli di un normale fuoriclasse, Baldini+Castoldi, 2019, ISBN 978-8893882675.
  • Almanacco illustrato del Milan, 2ª ed., Modena, Panini, marzo 2005.
  • Calciatori ‒ La raccolta completa Panini 1961-2012, vol. 4 (1987-1988), ed. speciale per La Gazzetta dello Sport, Modena, Panini, 28 maggio 2012.

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