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Padoan: serve un sussidio comune nell’Ue contro la disoccupazione

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EMERGENZA LAVORO

Padoan: serve un sussidio comune nell’Ue contro la disoccupazione

Per affrontare le conseguenze di una crisi finanziaria che «ha lasciato in eredità un tasso di disoccupazione che dal 7% passa all’11% nel 2013, con 9 milioni di disoccupati in più», e il rischio di «emarginazione sociale che aumenta», il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan propone di dare vita a una assicurazione comune contro la disoccupazione. Presentando alla commissione Lavoro del Parlamento Ue la sua idea già lanciata lo scorso ottobre ai suoi colleghi dell’Ecofin a Lussemburgo, Padoan ha spiegato che «si tratta di uno strumento di condivisione del rischio contro la disoccupazione di dimensione europea». Nell'unione monetaria «è uno strumento che rende meno costoso l’aggiustamento», perché laddove non c’è tasso di cambio, «l’aggiustamento avviene con la compressione del mercato del lavoro, e la pressione che avviene in un singolo Paese può essere molto forte». Per questo è proprio in un’Unione monetaria che «c’è più bisogno di un meccanismo che faciliti l’aggiustamento “dolce” del mercato del lavoro di fronte a shock ». L’idea, spiega Padoan, non è nuova, risale agli anni ’70, ma oggi «è più attuale che mai».

Misura di natura temporanea
In sintesi si propone di creare un sussidio comune di disoccupazione, da usare come “scudo” per proteggere quei lavoratori che restano senza posto dopo uno shock economico che colpisce il proprio Paese. «Le risorse potrebbero essere devolute da fondi nazionali di assicurazione sociale o da bilanci statali», precisa il ministro. Ma perché funzioni, bisogna evitare il “moral hazard” e quindi trasferimenti permanenti. «La misura è di breve periodo, di natura temporanea, sarebbe controproducente se ci fosse un trasferimento permanente di risorse da un Paese all’altro».

L’economia riprende grazie a riforme
Padoan ha ricordato che in Italia «è aumentata l’intensità dei contratti di lavoro a tempo indeterminato, che danno un orizzonte temporale più lungo e migliorano la fiducia dei lavoratori in un Paese». Questo andamento, dice il ministro dell’Economia, «non è un caso, è la conseguenza d una strategia del governo con il Jobs Act, che ha cambiato radicalmente i rapporti contrattuali favorendo l’immissione dei giovani nel mercato del lavoro eliminando forme di dualismo, favorendo contratti a tempo indeterminato, incentivando con misure di carattere fiscale le assunzioni: tutto questo sta cominciando a dare frutti». Non è meno rilevante il contesto in cui è avvenuto tutto questo, ha aggiunto Padoan, che tiene a inviare proprio da Bruxelles un messaggio rassicurante sui conti pubblici. «Il contesto è quello di un continuo consolidamento del bilancio pubblico in termini di deficit e di debito, con il debito pubblico che comincia a scendere a partire dal 2016 dopo molto anni di continua crescita». Questo, secondo il ministro, «è un esempio della coesistenza dell'azione a livello strutturale e dell'azione a livello del bilancio pubblico».

L’Italia non chiede l’elemosina
«L’Italia non chiede l’elemosina». È la successiva risposta del ministro dell’Economia all'eurodeputata britannica Jane Collins (Ukip), che durante il dibattito sulla proposta di Padoan di creare un sussidio anti-disoccupazione ha paragonato la condotta del Governo italiano con l’Ilva a quella del Governo britannico che «chiedeva l’elemosina a Bruxelles», ovvero il via libera della Commissione agli aiuti, per le sue acciaierie.

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