Alexandre Cabanel

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Cabanel nel 1882

Alexandre Cabanel (Montpellier, 28 settembre 1823Parigi, 23 gennaio 1889) è stato un pittore francese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Allievo di François-Édouard Picot all'École des Beaux-Arts, vinse il secondo Prix de Rome nel 1845, passando così cinque anni a Villa Medici a Roma. Ottenne grande fama con il quadro La Nascita di Venere, acquistata da Napoleone III nel 1863. Lo stesso anno fu nominato professore all'"École des Beaux-Arts" e membro dell'Académie des beaux-arts. Membro di giuria per 17 volte dal 1868 al 1888 del Salon, ne ricevette la medaglia d'onore nel 1865, 1867 e 1878.

Autoritratto del 1847

Fu pittore di storia, di genere e ritrattista: conteso dai collezionisti d'Europa e d'America, richiesto come ritrattista, fu nemico del Naturalismo e dell'Impressionismo, e fu attaccato da Émile Zola e da tutti coloro che difendevano la necessità di un'arte meno soave e più realista. Il collega Édouard Manet lo disprezzava, tanto che le sue ultime parole prima di morire furono "Sta bene, quello!", riferendosi proprio a Cabanel.

Fra i suoi allievi vi furono Jean-Joseph Benjamin-Constant, George Randolph Barse, Albert Besnard, Paul-Joseph Blanc, Gaston Bussière, Eugène Carrière, Théobald Chartran, Fernand Cormon, Pierre Auguste Cot, Henry Daras, Antonio Carvalho da Silva Porto, Édouard Debat-Ponsan, Guillaume Dubufe, Edmond Louis Dupain, Émile Friant, Georges Gasté, François Guiguet, Antoine Calbet, Edmond Tapissier, Max Leenhardt, Fernand Lematte, Jules Bastien-Lepage, Charles Mengin, Charles Léandre, Aristide Maillol, Aimé Morot, Louis Muraton, Georges Moreau de Tours, Fernand Pelez, Henri Regnault, Lionel Royer, Jean-Jacques Scherrer, Pierre Carrier-Belleuse, Adolphe Willette, Hippolyte Petitjean, Joseph-Noël Sylvestre, Jacqueline Comerre-Paton, José Maria Veloso Salgado, Tony Tollet, Eugène Buland, Jean-Joseph Weerts, Ferdinand Humbert, Louis-Joseph-Raphaël Collin, Achille Laugé, Henri-Léopold Lévy, Daniel Ridgway Knight e Walker Henry John Lewis d'Acosta.

Valutazioni critiche[modifica | modifica wikitesto]

La nascita di Venere, 1863

Théophile Gautier, a proposito della Nascita di Venere, scrisse che «Il suo corpo divino sembra pietrificato con la schiuma nevosa delle onde. Le punte dei seni, la bocca e le guance sono tinte d'un rosa inesprimibile; una goccia di porpora ambrosia si spande in quella sostanza argentata e vaporosa»[1] e Louis Auvray: «La Nascita di Venere di M. Cabanel incanta e seduce senza eccitare i sensi. Ciò che si ammira qui, è l'eleganza delle forme, la correttezza del disegno, la finezza e la freschezza del colorito. E meno natura che tecnica ma è più puramente, più poeticamente bello».[2]

Al contrario, per Émile Zola «La dea annegata in un fiume di latte ha l'aria di una deliziosa lorette, non in carne e ossa – sarebbe indecente– ma in una sorta di pasta di mandorle bianca e rosa. C'è gente che trova quest'adorabile bambola ben disegnata, ben modellata, e la dichiara figlia o almeno bastarda della Venere di Milo: ecco il giudizio delle persone serie. C'è gente che si meraviglia del sorriso della bambola, delle sue membra delicate, della sua posa voluttuosa: ecco il giudizio delle persone leggere. E tutto va per il meglio nel migliore dei quadri possibili».[3]

Anni dopo, commentando il Salon del 1875, Zola scrisse che:

«La principale malizia di Cabanel sta nell'aver rinnovato lo stile accademico. Alla vecchia bambola classica, sdentata e calva, ha regalato capelli posticci e denti falsi. La megera s'è trasformata in una donna seducente, impomatata e profumata, la bocca a forma di cuore e i boccoli biondi. Il pittore ha perfino spinto un po' troppo il ringiovanimento. I corpi femminili sulle sue tele sono divenuti di crema. Per colmo di audacia, si è azzardato ad introdurre toni e tocchi di pennello personali. Tutto di proposito, in modo che sembri originale, ma Cabanel non supera mai i limiti. È un genio classico che si permette un pizzico di polvere di riso, qualcosa come Venere nell'accappatoio d'una cortigiana. Il successo è stato enorme. Tutti sono caduti in estasi. Ecco un maestro secondo il gusto degli onest'uomini che si pretendono artisti. Esigete lo squillo del colore? Cabanel ve lo dà. Desiderate un disegno soave e animato? Cabanel dice basta alle linee severe della tradizione. In una parola, se chiedete originalità, Cabanel è l'uomo che fa per voi, questo felice mortale è sempre moderato e sa essere originale con discrezione. Non fa parte di quei forsennati che superano la misura. Resta sempre nelle convenienze, sempre classico malgrado tutto, incapace di scandalizzare il suo pubblico deviando troppo violentemente dall'ideale convenzionale»

L'angelo caduto, 1868

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Le Moniteur Universel, 13 giugno 1863.
  2. ^ Exposition des beaux-arts: salon de 1863, 1863.
  3. ^ Nos peintres au Champ-de-Mars, 1867.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA. VV., Dizionario della pittura e dei pittori, diretto da Michel Laclotte con la collaborazione di Jean-Pierre Cuzin; edizione italiana diretta da Enrico Castelnuovo e Bruno Toscano, con la collaborazione di Liliana Barroero e Giovanna Sapori, vol. 1-6, Torino, Einaudi, 1989-1994, ad vocem, SBN IT\ICCU\CFI\0114992.

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