Catherine Deneuve

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Catherine Deneuve al Festival di Berlino 2017
Premio Premio Imperiale 2018

Catherine Deneuve, pseudonimo di Catherine Dorléac (Parigi, 22 ottobre 1943), è un'attrice, attivista e produttrice cinematografica francese, candidata all'Oscar per la miglior attrice nel 1993.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Considerata una delle più grandi attrici europee, Catherine Deneuve è figlia dell'attore Maurice Dorléac e di Renée Deneuve, entrambi doppiatori. Debutta nel cinema ancora adolescente nel 1956, nel film Le collegiali. Anche sua sorella maggiore, Françoise Dorléac, aveva intrapreso la carriera di attrice, ma perse la vita a 25 anni in un incidente d'auto.

Dopo alcune particine poco interessanti che le fanno pensare di lasciare il mondo del cinema, grazie anche alla sorella, incontra il regista Jacques Demy che le offre il ruolo di protagonista nel film musical Les Parapluies de Cherbourg (1964). Grazie a questo film raggiunge il successo e ottiene la possibilità di lavorare in film importanti con registi di fama: La costanza della ragione di Pasquale Festa Campanile (1964), Répulsion (1965) di Roman Polański e Bella di giorno (1967) di Luis Buñuel. Quest'ultima interpretazione è elencata nelle 100 migliori di tutti i tempi secondo il Premiere Magazine.

Catherine Deneuve a Venezia nel 1966

Alla fine degli anni 60 arrivano delle proposte di lavoro di Hollywood, prima Mayerling diretto da Terence Young, una superproduzione storica in cui interpreta Maria Vetsera, il grande amore dell'arciduca Rodolfo d'Austria; in seguito gira Sento che mi sta succedendo qualcosa con Jack Lemmon. Entrambi i film non suscitano grande interesse nel pubblico e nella critica e anche l'attrice non si sente soddisfatta tanto da rinunciare ad altre proposte degli studios americani anche un ruolo da Bond-girl preferendo restare nel suo paese.

Negli anni '70 continua a lavorare senza sosta non solo in Francia ma anche all'estero, soprattutto in Italia dove collabora con registi come Marco Ferreri (per il quale lavora a fianco di Marcello Mastroianni nel film La cagna del 1972), Mauro Bolognini e Dino Risi. Riceve offerte anche dagli USA che le permettono di lavorare con attori come Omar Sharif, Jack Lemmon e Gene Hackman, ma non conserva un ricordo positivo di tutti questi film. Nel 1997 è protagonista del video della canzone N'Oubliez Jamais di Joe Cocker.

Una nuova svolta nella sua carriera arriva nel 1981 con l'interpretazione nel film L'ultimo metrò di François Truffaut, grazie al quale vince il suo primo César come migliore attrice. Nel 1992 ottiene il suo secondo premio con il film Indocina, in un ruolo che le vale nel medesimo anno anche la candidatura al premio Oscar alla miglior attrice.

Nel 1998 viene premiata a Venezia con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile nel film Place Vendôme. Nel 2001 interpreta Gaby nel film/musical 8 donne e un mistero diretto da François Ozon. Nello stesso anno appare in Dancer in the Dark di Lars von Trier. Pubblica le sue memorie nel 2004, firmando l'autobiografia "A l'ombre de moi-meme"[1]. Dopo Brigitte Bardot, le sue fattezze vengono prese a modello per l'iconica figura di Marianne, simbolo femminile della Repubblica Francese usato allegoricamente su monete, banconote e francobolli del paese[2].

Nel 2006 viene designata come presidente della giuria della 63ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Nel 2008, secondo i critici, viene indicata come una delle possibili vincitrici del premio alla miglior attrice al Festival di Cannes per Racconto di Natale, ma non ottiene il premio. Riceve però un riconoscimento speciale in occasione del 61º Festival[3]. Nel 2009 si esibisce per la prima volta dal vivo in Italia, accanto a Michele Placido, con lo spettacolo Mi ricordo, prodotto da Angelo Tumminelli, nell'ambito del Festival della Versiliana.

Il 1º giugno 2022 viene annunciata la decisione di premiare l'attrice con il Leone d'oro alla carriera alla 79ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia[4].

Catherine Deneuve nel 1995

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Ambasciatrice dell'UNESCO, la Deneuve ha avuto due figli, entrambi attori: Christian Vadim, nato nel 1963 dalla sua relazione con il regista Roger Vadim, e Chiara Mastroianni, nata nel 1972 dalla sua relazione pluriennale con l'attore italiano Marcello Mastroianni. È stata sposata una sola volta, dal 1965 al 1972, con il fotografo britannico David Bailey. Catherine Deneuve è atea.

Attivismo politico[modifica | modifica wikitesto]

Assieme alla figlia Chiara Mastroianni, Chantal Akerman, Christophe Honoré, Jean-Pierre Limosin, Zina Modiano, Victoria Abril, Gaël Morel, Louis Garrel, Yann Gonzalez, Clotilde Hesme, Agathe Berman e Paulo Branco è stata tra i sottoscrittori della lettera aperta agli spettatori cittadini (Lettre ouverte aux spectateurs citoyens), pubblicata da Libération il 7 aprile 2009, contro la legge numero 669 del 12 giugno 2009, nota come "Loi Création et Internet", istitutiva della HADOPI (Haute Autorité pour la diffusion des œuvres et la protection des droits sur l'Internet).[5]

Si dichiara di sinistra, ha lottato per la legalizzazione dell'aborto nel 1971 firmando il manifesto delle 343 e appoggiando l'avvocato femminista Gisèle Halimi, sostiene i diritti LGBT e Amnesty International nella lotta contro la pena di morte[6]. Ha più volte appoggiato il Partito Socialista e ha difeso dalle critiche misogine nel 2007 la candidata Ségolène Royal, firmando una petizione in suo favore.[7] Ha criticato nel 2018 il movimento femminista MeToo definendolo una forma di "neo-puritanesimo" e "caccia alle streghe" verso gli uomini[8][9] (pur manifestando solidarietà alle vittime conclamate di violenza sessuale e molestia[10]) e si è schierata nel 2013 contro la proposta di legge di criminalizzazione dei clienti della prostituzione realizzata poi nel 2016, su iniziativa della ministra socialista Najat Vallaud-Belkacem.[11]

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Altri premi[modifica | modifica wikitesto]

Doppiatrici italiane[modifica | modifica wikitesto]

Nelle versioni in italiano dei suoi film, Catherine Deneuve è stata doppiata da:

  • Maria Pia Di Meo in Caccia al maschio, La mia droga si chiama Julie, Appuntamento con l'assassino, La bandera - Marcia o muori, Codice d'onore, Speriamo che sia femmina, Place Vendôme, Pola X, Le relazioni pericolose, I re e la regina, L'eletto, Scatti rubati, Amore e musica, Asterix & Obelix al servizio di Sua Maestà, On My Way, All That Divides Us - Amore criminale, Bonne Pomme - Nessuno è perfetto
  • Melina Martello in L'ultimo metrò, 8 donne e un mistero, Racconto di Natale, Potiche - La bella statuina, Tre cuori, Quello che so di lei, L'erba cattiva, Tutti i ricordi di Claire, Le verità
  • Vittoria Febbi in ...poi ti sposerò, La favolosa storia di Pelle d'Asino, Niente di grave, suo marito è incinto, Anima persa, Il bersaglio, Pollicino
  • Angiola Baggi in I misteri del convento, Est-ovest - Amore-libertà, Il tempo ritrovato, Nip/Tuck, I tempi che cambiano, A testa alta
  • Fiorella Betti in Repulsione, Benjamin ovvero le avventure di un adolescente, Mayerling, Sento che mi sta succedendo qualcosa
  • Gabriella Genta in Bella di giorno, Manon '70
  • Rossella Izzo in Indocina, Genealogia di un crimine
  • Lorenza Biella in Tristana, Due prostitute a Pigalle
  • Ada Maria Serra Zanetti in Persuasione occulta, D'Artagnan
  • Livia Giampalmo in Josephine
  • Rita Savagnone in La cagna
  • Margherita Sestito in Vi amo
  • Germana Dominici in Miriam si sveglia a mezzanotte
  • Ludovica Marineo in Ma saison préférée
  • Micaela Esdra in Cento e una notte
  • Beatrice Palme in Dancer in the Dark
  • Daniela Trapelli in Piccole crepe, grossi guai
  • Alessandra Korompay in Dio esiste e vive a Bruxelles

Da doppiatrice è sostituita da:

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Premio Imperiale (Giappone) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cinema - ANSA.it, su ANSA.it. URL consultato il 6 marzo 2018.
  2. ^ (EN) Mary Blume e International Herald Tribune, The French icon Marianne à la mode, in The New York Times, 16 luglio 2004. URL consultato il 6 marzo 2018.
  3. ^ (EN) Awards 2008, su festival-cannes.fr. URL consultato il 14 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2013).
  4. ^ Venezia, Leone d'Oro alla carriera a Catherine Deneuve - Cinema, su Agenzia ANSA, 1º giugno 2022. URL consultato il 1º giugno 2022.
  5. ^ (FR) Chantal Akerman, Christophe Honoré, Jean-Pierre Limosin, Zina Modiano, Gaël Morel, Victoria Abril, Catherine Deneuve, Louis Garrel, Yann Gonzalez, Clotilde Hesme, Chiara Mastroianni, Agathe Berman e Paulo Branco, Lettre ouverte aux spectateurs citoyens, su liberation.fr, 7 aprile 2009. URL consultato il 14 maggio 2015.
  6. ^ French horrified by execution, 14 maggio 2001.
  7. ^ Thousands sign petition against "misogynous" treatment of Royal (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2014).
  8. ^ Catherine Deneuve and 100 French women denounce #MeToo 'puritanism', su dw.com.
  9. ^ Catherine Deneuve's claim of #MeToo witch-hunt sparks backlash, su The Guardian, 10 gennaio 2018.
  10. ^ Deneuve apologises to sex assault victims.
  11. ^ Anche Deneuve contro la legge sulla prostituzione
  12. ^ Praemium Imperiale

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Premio César per la migliore attrice Successore
Miou-Miou
per La dérobade - Vita e rabbia di una prostituta parigina
1981
per L'ultimo metrò
Isabelle Adjani
per Possession
I
Jeanne Moreau
per La vieille qui marchait dans la mer
1993
per Indocina
Juliette Binoche
per Tre colori: Film Blu
II
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